Cose che succedono quando non studi francese/Italiani in Cina

Quelli che in Cina

Mi sto pian piano sinizzando, niente occhi a mandorla per ora, però possiamo dire che ho fatto un bel salto di qualità in avanti comprando una bicicletta. Comprando, non usando. Quello sarà il passo successivo. Per una volta non è colpa della pigrizia o del freddo, ma di fattori geografici.

Ho comprato la bicicletta usata di un amico di un mio amico, che studia in un’altra università, che, tanto per cambiare, è lontanissima dalla mia. Tanto lontana che quando sei già stufo marcio di essere seduto fermo in metropolitana e controlli le fermate, sei solo a metà strada. In linea d’aria saranno 15 chilometri, ma si sa, la metropolitana descrive graziose curve sotteranee, per cui la faccenda si fa un po’ più complicata.

Ma proseguiamo.

Compro la bici, con tanto di lucchetto, cestino, portapacchi, campanello e due chiavi del lucchetto, e poi penso di dare un’occhiata a che strada dovrei fare per portarla in “casa”. Google maps non dà scampo, la via più breve è di 16 chilometri e rotti, senza contare che internet suggerisce di prendere sopraelevate e circonvallazioni, tutte cose che io, avvolta in lana di yak come uno sherpa, eviterei di percorrere…

Che fare? Contando che erano già le quattro del pomeriggio quando avevo deciso di lasciare la casa del mio amico, penso di fare finta di niente, approfittare del fatto che in Cina gli occidentali possono fare un po’ il cacchio che par loro, fingere di non capire una mazza di cinese, e entrare in metropolitana con la bicicletta.

Va detto che l’entrata della metropolitana è “pattugliata” da due poliziotti (o comunque pubblici ufficiali) che ti chiedono di far passare borse, zaini, pacchetti ecc sotto i raggi x, come in aeroporto, in pratica, per evitare che si portino bombe, esplosivi, sostanze pericolose (a dir la verità è un controllo molto blando, perché nelle ore di punta nessuno si scomoda a far passare la propria borsa ai raggi, ma prosegue direttamente verso i binari).

Va detto che ci sono cartelli che intimano che è vietato: fumare, gettare rifiuti a terra, sputare a terra (sì, i cinesi continuano a sputare per terra).

Va detto che mi hanno fermata subito.

Signorina, penserà mica di portare la bici in metropolitana?

E io, battagliera, penso bene di sfoggiare il mio cinese e litigare, altro che far finta e proseguire facendo finta di niente (anche se forse mi avrebbero sparato).

Le scuse che ho usato sono state le seguenti:

  • è tardi e io abito vicino all’ultima fermata della metro (non del tutto vero), non posso mica andare in bici fino a là, no? REPLICA: perché hai comprato la bicicletta qui allora, e non vicino a casa tua?
  • è tardi, è buio, sono una ragazza, vorrete mica farmi andare in bici per la città a quest’ora? REPLICA: torna domani, oppure noleggia un furgoncino e fatti portare a casa tu e la bici
  • non è scritto da nessuna parte che io non possa caricare la bici in metropolitana REPLICA: invece sì, guarda qua! (indicano il cartello con il simbolo di vietato fumare, sputare, gettare rifiuti, e sotto in piccolo, era scritto che non si possono caricare cose ingombranti, per esempio biciclette)
  • un amico di un mio amico mi ha detto che una volta ha portato la bici in metro, per questo sono scesa, perché pensavo di poter passare tranquillamente (balla gigantesca) REPLICA: non è possibile, te lo sei inventato (sgamata subito)
  • dai, mica è tanto ingombrante, praticamente è come una persona, vi sto chiedendo di farmi passare con un mio amico REPLICA: no, è troppo grande
  • mi metto in fondo, ultimo vagone, dove non ci sono persone, la tengo in verticale, non do fastidio a nessuno REPLICA: se lo fai oggi, da domani tutti vogliono caricare cose in metropolitana, non possiamo permetterlo.

Dopo aver tentato anche di dire cose del tipo: non lo saprà nessuno, mica lo vado a denunciare la polizia, aver per un attimo pensato di corromperli, e seduta sulla bici di fianco alla macchina dei raggi x detto: starò qui finchè non cambiate il regolamento! Mi hanno chiesto: da dove vieni? Italia, perchè? In Italia potete caricare le bici in metro? Non lo so, la città dove abito io non ha la metropolitana.

E adesso? Niente, è parcheggiata nel cortile del palazzo del mio amico, a venti chilometri da qui.

3 thoughts on “Quelli che in Cina

  1. Commento da donna vissuta che ha portato 2 biciclette in metro con tanto di ragazzo dai capelli rossi al seguito in orario di punta: devi fare come un bambino furbetto che dice alla mamma che farà i compiti, ma poi passa il pomeriggio a guardare i Pokemon.
    Hai presente la questione della “faccia” dei cinesi? Ecco sta tutto nel dire ‘io rispetto la tua autorità e non disubbidirei mai a quello che tu signor poliziotto mi dici, se non si può portare una bici in metro, io non la porterò’ e nel frattempo con garbo ti avvicini al binario dove è appena arrivata la tua metro. Ci sali, saluti con grazia-non con arroganza nè- e fingi di non capire quello che ti urlano contro.
    E’ questione di tempismo, di abbandonare la nostra logica, di acquisire una super-faccia tosta e di sapere di non avere un piano B!

    • Uff.. hai proprio ragione… per forse la dislocazione dei binari non gioca a mio vantaggio… perch ci sono poliziotti che controllano l’entrata, i cancelletti con la sbarra che gira, bloccata finch non fai passare la tessera e poi altre scale mobili che conducono sempre pi a fondo verso l’inferno… (tipo la metro di Shenzhen, per con poliziotti in pi). Pazienza, vorr dire che far ginnastica per la citt!

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